GSS - PROGETTO SALICETO
ATTIVITÀ
PROGETTO SALICETO - Sintesi di una ricerca
di Gianmario Grasso
di Gianmario Grasso
"Le semplici verità avranno un effetto
su una dozzina di uomini al massimo in una nazione, o in un secolo,
mentre il mistero menerà per il naso milioni di persone".
Henry Saint-John Bolingbroke, 1721
Riassunto
Viene di seguito presentata una sintesi dell'indagine svolta a Saliceto (CN) e dei risultati ottenuti. Le poche cavità rinvenute sulle alture del paese, pur non facendo parte di un unico complesso, presentano comuni caratteristiche costruttive e sono tutte associabili a strutture idrauliche.
Premessa
Saliceto è un piccolo paese, in provincia di Cuneo, al confine tra Piemonte e Liguria. E' uno di quei paesi dei quali poco si sa e poco si parla, uno di quelli che il turista distratto attraversa senza quasi accorgersene.
Nell'inverno del 2010 è stato portato alla ribalta da una trasmissione televisiva, Mistero, durante la quale presunti esperti, parlavano di profonde gallerie, lunghe migliaia di metri e ancora inesplorate, legate a leggende di cavalieri templari e tesori saraceni. Una di queste veniva addirittura percorsa dall'impavido presentatore, ma solo in parte, cioè fino al punto in cui una frana rendeva pericoloso proseguire...
Come Commissione Cavità Artificiali del Gruppo Speleologico Savonese e come Fortezze Savonesi, dopo un primo sopralluogo, apprendemmo dagli abitanti del paese e presunti storici locali, che le cavità (alcune delle quali ci dissero che fosse accertato contenessero tombe antichissime) non interessavano solo le colline limitrofe, ma che alcune avrebbero dovuto collegare anche il castello con la vicina chiesa di San Lorenzo o addirittura raggiungere la collina sovrastante il paese, altre erano addirittura percorribili a cavallo... il castello per giunta nascondeva passaggi e camere segrete, celate forse dai lavori e restauri che nel tempo si erano susseguiti.
In verità l'esistenza di un tale complesso di gallerie, per giunta fino ad ora passato inosservato, ci appariva piuttosto inverosimile, tuttavia, in collaborazione con l'Amministrazione del Comune di Saliceto, che ci chiese di valutare un'eventuale turisticizzazione del complesso, decidemmo ugualmente, nel febbraio 2011, di iniziare una collaborazione con la stessa ed avviare un'indagine sistematica della zona.
Aspetti geologici del territorio in esame
Geologicamente, il territorio in esame appartiene al Bacino Terziario Piemontese, un'area che un tempo faceva parte di un ampio golfo ed era ricoperta da un mare di provenienza orientale, venutosi a creare a seguito di complessi fenomeni tettonici, legati allo spostamento delle zolle crostali dei continenti paleo europeo ed africano (gli stessi fenomeni che portarono alla nascita delle Alpi). Litologicamente è caratterizzato dalla Formazione di Rocchetta-Monesiglio ("Aquitaniano" - Oligocene superiore), costituita prevalentemente da peliti con intercalazioni saltuarie di arenarie fini in strati.
L'arenaria, per secoli, ha costituito il materiale da costruzione più comune ed economico della zona, assumendo il nome di Pietra di Langa, essendo anche relativamente facile da lavorare.
Il lavoro svolto
Nonostante le pompose premesse, le battute sul territorio (alcune delle quali svolte con la collaborazione degli abitanti del paese) hanno permesso di individuare solo quattro piccole cavità.
Dopo l'esplorazione delle stesse, si è proceduto al rilevamento topografico, in pianta ed in sezione, accertando la totale natura artificiale delle gallerie che, anche dove non sono risultate essere interessate da opere murarie, presentavano ancora evidenti i segni di scavo. Le cavità sono quindi state inserite nel Catasto Nazionale delle Cavità Artificiali.
La prima cavità (la più famosa, apparsa anche durante la trasmissione televisiva di cui in premessa) è nota da tempo come Grotta di Catoj e si apre nell'omonima località ad una quota di 485 m slm. Completamente orizzontale, presenta un primo tratto (dove la consistenza della roccia stessa non avrebbe permesso alla galleria di auto sostenersi), rivestito con muri e volta ad arco ribassato in pietra a secco, alta circa 150 cm ed un secondo tratto invece semplicemente scavato nella roccia, per complessivi 20 metri. Dopo la parte in muratura, si apre un ambiente quasi circolare, perennemente allagato. La galleria, oltre il piccolo lago, dopo aver svoltato bruscamente a destra, prosegue quindi per alcuni metri e termina su una parete, dove sono ancora ben evidenti i segni di scavo.
Al contrario di quanto sapientemente montato dalla tv, la cavità si è quindi rivelata molto meno sviluppata di quanto ci si aspettasse ed anche il mistero della sua origine è risultato ben poco... misterioso.
La Grotta di Catoj (foto di Gianmario Grasso)
Scopo di realizzazione del manufatto, forse in connessione con le costruzioni, ora abbandonate, che si trovano in prossimità dell'ingresso della cavità o con la strada che le passa accanto, fu probabilmente proprio quello di captare l'acqua proveniente dalla collina sovrastante. Non si esclude tuttavia che, viste le dimensioni e la vicinanza delle abitazioni, la cavità sia stata utilizzata come rifugio temporaneo, anche se l'assenza di tracce lasciate da tale eventuale frequentazione ne esclude di sicuro un uso continuativo in tal senso.
Un motivo di utilizzo analogo è quello da attribuire anche alla realizzazione di un'altra piccola cavità (appena 12 metri di sviluppo, la più piccola tra tutte quelle indagate), da noi ribattezzata Sorgente di Borgovecchio in quanto realizzata per raggiungere una sorgente che sgorga direttamente dalla roccia. Al suo interno, nella parte terminale e più vicina alla sorgente, sono stati infatti costruiti due diaframmi che vanno a formare una vasca di calma ed una vasca di presa, che contiene gli innesti di alcune moderne tubazioni.
Un'altra cavità, lunga poco oltre i 70 metri, nota come La Grutta, interamente scavata nella roccia e rivestita artificialmente in pietra a secco solo per un brevissimo tratto iniziale, si apre all'interno di una cantina di una casa, ora abbandonata, in località Lignera, ad una quota di 475 m slm.
Infine la Galleria di Borgovecchio. L'imbocco superiore si apre a poca distanza dall'omonima sorgente ad una quota di 460 m slm e permette di accedere ad una galleria, in debole pendenza, pressoché rettilinea, lunga circa 60 metri, interamente artificiale rivestita con muri e volta ad arco ribassato in pietra a secco, la cui funzione potrebbe essere assimilata ad una sorta di galleria drenante. Essa, infatti, non solo incanala le acque provenienti dal rio a monte, ma presenta lungo il suo percorso dei piccoli condotti laterali che raccolgono le acque dai campi sovrastanti. La parte terminale ha invece un'architettura diversa, essendo il soffitto, non più ad arco, ma costituito da grosse lastre di pietra. Tutta la galleria, se si escludono un piccolo cedimento laterale della stessa ed il crollo di una delle lastre di copertura della parte terminale, è in ottimo stato di conservazione.
Relazionata l'Amministrazione Comunale di quanto sopra e sulle numerose problematiche legate ad un loro eventuale sfruttamento a scopo turistico (si decise tuttavia di provare a organizzare, nell'estate immediatamente successiva un paio di visite guidate, che, di fatto, poi non vennero effettuate), si è quindi concluso il nostro lavoro.
ed effettivamente trasformato e ristrutturato più volte nel corso dei secoli successivi, sono stati invece svolti alcuni sopralluoghi, al fine di accertare la presenza di passaggi o ambienti nascosti. Nel maggio 2011, la Protezione Civile di Saliceto ha effettuato anche lo svuotamento delle due cisterne interne, in modo che ci si potesse penetrare, ma l'analisi interna delle stesse non ha fatto altro che confermare, insieme alle semplici ragioni tecniche note fin dall'inizio, che dal loro interno non si accede assolutamente ad altri ambienti. In quell'occasione però abbiamo assistito e, nostro malgrado, partecipato, alle riprese di un filmato dei Te.S.E.S di Vercelli, dal titolo "il mistero del tesoro delle langhe", esperienza comunque interessante ed occasione di confronto.
Il Castello di Saliceto (foto di Gianmario Grasso)
Unico risultato degno di nota riguardante il castello è stato il ritrovamento fortuito da parte nostra di un frammento di una palla di cannone, probabilmente dello stesso tipo di quelle usate durante l'assedio spagnolo del 1639, a seguito del quale venne completamente abbattuta una delle quattro torri del castello. L'oggetto è stato immediatamente segnalato e preso in custodia dall'Amministrazione Comunale.
Anche con la vicina chiesa di San Lorenzo non è stato accertato nessun collegamento sotterraneo. E' cosa risaputa che al di sotto di essa (come del resto in qualunque chiesa dell'epoca) ci siano delle camere sepolcrali e che queste contengano resti ossei umani, ma essendo stati murati gli accessi a tali locali, ci è risultato impossibile accedervi. Ricordiamo che la legislazione in materia di beni culturali e scavi archeologici è molto severa e qualsiasi intervento di disostruzione deve essere preventivamente autorizzato esclusivamente dalla Soprintendenza Archeologica! Nessun Amministratore locale o speleologo, anche se esperto e competente, può sostituirsi ad essa.
Mancando quindi tali autorizzazioni, a parte l'aver ammirato gli interessanti simboli sulla facciata o all'interno della chiesa, alla maggior parte dei quali, di fatto, non è possibile dare un significato certo e che quindi si prestano alle più svariate interpretazioni, nulla di nuovo è stato scoperto.
Conclusioni
Le quattro cavità censite si sono dunque rivelate l'unico aspetto veramente interessante dell'indagine (almeno per quello che riguarda lo studio delle cavità artificiali) e sono risultate essere semplicemente delle isolate opere idrauliche. Nulla al loro interno lascia trasparire, come era ovvio immaginare, la possibilità di un collegamento con cavalieri templari, saraceni, tesori nascosti o tombe antichissime. Anche nel castello o nei dintorni, nessun ambiente "segreto" è mai stato rinvenuto, da noi o da altri, né, alla data attuale, ci sono indizi concreti che ne lascino supporre l'esistenza.
L'esperienza è stata comunque positiva, in quanto ci ha permesso di approfondire la conoscenza di un territorio e di monumenti che meritano senz'altro di essere visitati.
Al progetto hanno lavorato Gianmario Grasso e Claudio Arena (quest'ultimo anche in qualità di responsabile e redattore del sito Fortezzesavonesi).
Si ringrazia l'Amministrazione Comunale di Saliceto ed in particolare il Sindaco Enrico Pregliasco per la piacevole collaborazione svolta e la popolazione tutta di Saliceto per l'altrettanto piacevole compagnia durante lo svolgersi del lavoro, si ringraziano in particolare Patrizia Ponteprino e Marina Zia.
In caso di riproduzione, anche parziale, si prega di citare la fonte (Gruppo Speleologico Savonese DLF).