GSS - PROGETTO SETTEPANI - GRUPPO SPELEOLOGICO SAVONESE

GRUPPO SPELEOLOGICO SAVONESE
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GSS - PROGETTO SETTEPANI

ATTIVITÀ
di Gianmario Grasso e Giovanni Battista Franchi
LA BASE SOTTERRANEA DEL MELOGNO
Un segreto (?) durato sessant'anni.


Agli inizi degli anni '60, quando la località di Pian dei Corsi, sulle alture del Finalese, fu scelta per ospitare una piccola base di trasmissioni dell'esercito americano, iniziarono a circolare tra gli abitanti della zona molte voci, comprese quelle relative alla presenza di sotterranei e missili nucleari. Periodicamente, negli anni seguenti, quando per una rissa in un bar o per un incidente stradale, si tornava a parlare dei soldati americani di Pian dei Corsi, il discorso andava inesorabilmente a finire sui segreti che la base nascondeva.
Quando la base venne dismessa, nel 1992, in molti iniziarono, inutilmente, la ricerca dei fantomatici sotterranei ed iniziarono a circolare voci che fossero stati abilmente murati e mascherati oppure fatti saltare con l'esplosivo. Oggi, del Site 046 (questo era il nome ufficiale della base), ad ormai vent'anni di distanza dalla sua chiusura, si sa, ovviamente, molto più di allora ed è sufficiente saper usare un comune motore di ricerca per togliersi ogni dubbio su eventuali misteri.
La base era presidiata dalla 56 Signal Company del 509 Signal Battalion dell'U.S. Army e faceva parte di una rete che collegava la Spagna con il Medio Oriente. La rete, detta 486L Mediterranean Communications System (MEDCOM), comunicava tramite una tecnologia detta Troposcatter ed ancora oggi sono visibili i basamenti delle 4 grandi parabole che a tale scopo venivano utilizzate: due erano rivolte verso est (cioè verso la stazione di Coltano, Pisa) e due erano rivolte verso nord (cioè verso la stazione di Feldberg, Germania).
Con la fine della guerra fredda e l'avvento delle nuove tecnologie satellitari le basi divennero inutili ed obsolete e la maggior parte vennero dismesse. Anche la più famosa di queste reti, detta ACE-HIGH, venne definitivamente smantellata nel 1995.
Senza nulla togliere all'importanza strategica del Sito 046 dovrebbe quindi essere evidente che il suo ruolo poco si sposa con la tesi di una base missilistica (peraltro assolutamente inutile in quella posizione geografica) o con la costruzione di un vasto complesso sotterraneo, adibito anche semplicemente a contenere simili ordigni, tanto più che le innumerevoli testimonianze di quanti ebbero modo di entrare o lavorare (militari e civili) nella base, ad oggi, non hanno ancora portato vere prove in tal senso.
Dove erano stati scavati quindi i sotterranei? Dove andavano i camion che sparivano nella montagna? Possibile che gli anziani del posto si fossero inventato tutto?
La base di Pian dei Corsi quando era operativa.

La “scoperta”
Durante una gita, alcuni giovani escursionisti(1) si imbattono casualmente in una strana apertura nei pressi del Monte Settepani (circa 6 km in linea d'aria da Pian dei Corsi ed il Sito 046) a poca distanza dal teleposto, ancora oggi in funzione, dell'Aeronautica Militare Italiana e ne riferiscono a Claudio Arena, appassionato di storia militare. Passa qualche anno e, nell'agosto del 2013, Claudio organizza con due componenti della nostra Commissione Cavità Artificiali, Gianmario Grasso e Giovanni Battista Franchi, un sopralluogo.
Giunti nel sito indicato dagli escursionisti, i tre decidono di penetrare all'interno del complesso. Scendono nell'ordine: Battista, Gianmario ed infine Claudio ed è proprio Battista che, dopo una discesa di circa 50 metri si trova nel bel mezzo di una lunghissima galleria.
Anche se è evidente che altri occasionali visitatori sono già stati in quegli ambienti, l'emozione è forte: le leggende si stavano forse trasformando in realtà?
Con tutte le cautele del caso, il sistema viene esplorato. Battista ha con sé gli strumenti da rilievo e si può quindi anche procedere, con un buon margine di precisione, a farne una prima pianta. Nel frattempo vengono anche fatte le prime fotografie e Claudio realizza un primo filmato “esplorativo”. Percorso tutto il sistema di gallerie, realizzata la prima bozza di rilievo ed individuati altri due ingressi orizzontali, si decide di tornare quanto prima per realizzare un più accurato rilievo di precisione, documentare meglio il complesso (le stanze più grandi ed i corridoi, per essere degnamente fotografati necessitano di luci ben più potenti di quelle dei caschi) e comprendere il possibile scopo di realizzazione di tale complesso. Alla seconda esplorazione, oltre ai tre componenti della squadra iniziale, si aggiungono, per dare ulteriore supporto, altri due componenti del Gruppo: Marcello Penner e Fabrizio Falco. Il primo, esperto topografo ipogeo, sarà fondamentale per la stesura del rilievo di precisione del settore nord, il secondo, “tecnico” e fotografo ipogeo, non solo collaborerà alla stesura del rilievo, ma sarà fondamentale per l'illuminazione ed il supporto a Fabrizio C. e Flavio B., che documenteranno il complesso per il primo servizio, in esclusiva per il TGR della Liguria, a cura di Tarcisio Mazzeo, che andrà in onda poche settimane dopo.
La fase successiva ci vede coinvolti in un’intensa indagine, tramite archivi storici e testimonianze dirette. A queste ricerche partecipano oltre a Claudio (che si dedica alla ricerca di testimonianze sulla base di Pian dei Corsi) anche Gianmario (che con Battista termina la stesura del rilievo e lo confronta con strutture similari), Sergio Raina ed Eleonora Milano. Contributi significativi alle ricerche vengono dati dal Dott. Pier Paolo Cervone, giornalista de “La Stampa”, da un altro esperto di cavità artificiali, Massimiliano Siccardi, da Ezio Ivaldi e dal Prof. Massimo Macciò. Così, dopo poco più di un mese è già evidente che non c’è stata nessuna “scoperta”, è già possibile ricostruire con precisione la storia del complesso e di misterioso non è rimasto nulla.  
Operazioni di rilievo nel Complesso Sotterraneo di Monte Settepani

Il Complesso Sotterraneo di Monte Settepani (CA 379 Li/SV)
Il complesso non è un rifugio antiatomico, né una base missilistica o un deposito di armamenti, ma rappresenta molto più semplicemente un centro operativo dell'Aeronautica Militare Italiana mai portato a compimento. I lavori furono svolti tra il 1952 ed il 1957, impiegando anche manodopera locale, dalla ditta Sogene (Società Generale di lavori di pubblica utilità), la stessa che contribuì alla costruzione delle diga di Osigliae di altre importanti strutture, ampliando gallerie e vani preesistenti, coevi al Forte Settepani (1881-1885). Negli ambienti mancano i segni di ogni tipologia di impianto ed il pavimento di alcune stanze non è mai stato terminato. Solo i cunicoli, larghi poco più di 2 m, risultano (quasi) completamente terminati.Lungo le gallerie, si aprono un totale di 16 stanze di varie dimensioni, tutte con volta a botte, alcune delle quali dotate, sul soffitto, di un condotto in metallo che fuoriesce nel bosco sovrastante. L'ambiente più grande (la stanza di 200 m) avrebbe dovuto diventare la sala operativa, mentre gli altri avrebbero avuto la funzione di alloggi, magazzini, bagni, locali di servizio.
Sono diverse le ragioni che possono aver determinato l'abbandono del progetto. Alcuni ex militari(2) che affermano di aver presenziato ai lavori ed esperti di storia ed architettura militare(2), sostengono che la causa di interruzione fu il mutare delle tecnologie e delle strategie militari dell'epoca. Versione assolutamente realistica se si considera che all'epoca di inizio lavori il pericolo veniva dai bombardieri nucleari di lungo raggio ed alta quota che utilizzavano bombe nucleari ben meno potenti dei missili balistici intercontinentali che avrebbero poi invece caratterizzato la guerra fredda. Altri testimoni accusano invece le condizioni climatiche del sito, particolarmente avverse durante i mesi invernali (basti pensare che ad agosto, la temperatura rilevata all'interno non superava i 12 °C e l'umidità era prossima al 70%) e le difficoltà di gestione del sito, non controbilanciate dall'effettiva necessità di protezione rispetto al Forte Settepani, che infatti, dopo una parziale ristrutturazione, venne scelto come unica sede del teleposto dell'Aeronautica Militare.

Rilievo topografico del Complesso Sotterraneo di Monte Settepani
Conclusioni
Ecco quindi dove nascevano le leggende che riguardavano quelle  alture. Se infatti era ragionevole credere agli elicotteri, che hanno  certamente sorvolato la zona durante l'allestimento del Sito 046 di Pian  dei Corsi o nel periodo della sua attività, i “camion che sparivano  nella montagna” riguardavano la realizzazione del complesso sotterraneo  del Monte Settepani, di poco precedente (ma già interrotta). Camion che,  pur non essendo fisicamente entrati nella montagna, visto che le  dimensioni delle gallerie non lo avrebbero di certo consentito,  trasportarono operai e materiale per un periodo di diversi anni.
La  segretezza di quanto stava avvenendo su quelle alture alla vigilia della  guerra fredda, il fatto che in zona ci fossero soldati americani e che  il tutto (già di per sé poco accessibile) per molti anni sia rimasto  “off limits” ai civili, hanno poi alimentato il mito che i sotterranei  riguardassero l'unica cosa che si vedeva ed appariva operativa: il Sito  046 di Pian dei Corsi. Da qui ad ipotizzare la presenza di missili  (ovviamente nucleari) il passo è stato breve.
Oggi gli ingressi del  sito sono stati chiusi. Un vero peccato, dato che il complesso  meriterebbe di essere valorizzato e reso fruibile a tutti, in quanto  parte importante della nostra storia locale.
Ma di sicuro si  continuerà a parlare ugualmente di quelle alture. Si continueranno ad  inventare teorie, ipotesi, complotti, pur di negare l’evidenza dei  fatti, continuando a mescolare la storia dei sotterranei di Monte  Settepani con quella della base 046 di Pian dei Corsi, perché le ipotesi  fantasiose affascinano il pubblico più dell’onesta ricerca storica. Ma  quello che a noi importa, cresciuti all’ombra di quelle leggende, è solo  che quelle alture, seppur per un breve periodo, furono davvero  interessate da lavori imponenti e che i racconti degli anziani del posto  erano in gran parte veri. Questa esperienza il GSS la dedica a loro.


(1)- Eleonora Milano e Alessandro Bignotti.
(2)- Pier Paolo Cervone, “Ecco la storia del bunker segreto sul Melogno”, da “La Stampa” del 29.08.2013.

Il  Gruppo Speleologico Savonese ringrazia, Eleonora Milano ed Alessandro  Bignotti per la piacevole collaborazione e Massimiliano Siccardi e  Massimo Macciò per le informazioni storiche sul Forte Settepani e sul  Sito 046 di Pian dei Corsi.
Il rilievo topografico è stato realizzato  da: Giovanni Battista Franchi, Gianmario Grasso e Marcello Penner  (coordinamento, misurazioni e disegni) con la collaborazione di Claudio  Arena e Fabrizio Falco (misurazioni).
Questo testo rappresenta la  versione riassunta ed incompleta dell’indagine pubblicata sul Bollettino  “Stalattiti e Stalagmiti” relativo all’attività svolta dal GSS nel  2013.




In caso di riproduzione, anche parziale, si prega di citare la fonte (Gruppo Speleologico Savonese DLF).


Ultimo aggiornamento: 08/04/2024
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