GSS - PROGETTO SALICETO - GRUPPO SPELEOLOGICO SAVONESE

GRUPPO SPELEOLOGICO SAVONESE
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GSS - PROGETTO SALICETO

ATTIVITÀ
PROGETTO SALICETO - Sintesi di una ricerca
di Gianmario Grasso

 
Saliceto è un piccolo paese, in provincia di Cuneo, al confine tra Piemonte e Liguria. Nell’inverno del 2010 è stato portato alla ribalta dalla trasmissione televisiva “Mistero”, durante la quale si parlava di profonde gallerie, lunghe migliaia di metri, scavate nel cuore delle colline circostanti, legate a leggende di cavalieri templari e tesori saraceni. Una di queste veniva addirittura percorsa dall’impavido presentatore, fino ad una frana, che rendeva troppo pericoloso proseguire.
Scettici, ma incuriositi dalla vastità di un tale complesso “dietro casa”, del quale stranamente non avevamo mai sentito parlare, abbiamo così deciso di approfondire la vicenda.
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Le battute sul territorio (alcune delle quali svolte con la collaborazione degli abitanti del paese) hanno permesso di individuare quattro piccole cavità.
Dopo l’esplorazione delle stesse, si è proceduto al rilevamento topografico, in pianta e in sezione, accertando la totale natura artificiale delle gallerie che, anche dove non sono risultate interessate da opere murarie, presentano ancora evidenti i segni di scavo.
La prima cavità, apparsa anche durante la trasmissione televisiva di cui in premessa, è nota da sempre agli abitanti del luogo come Grotta di Catoj e si apre nell’omonima località a una quota di 485 m slm. Completamente orizzontale, presenta il primo tratto di galleria rivestito con muri e volta ad arco ribassato in pietra a secco, alto circa 150 cm dal quale si accede in un ambiente quasi circolare in roccia nuda, caratterizzato da un parziale crollo della volta e perennemente allagato. Oltre questo piccolo lago, la galleria prosegue a destra e termina su una parete dove sono ancora ben evidenti i segni dello scavo interrotto.
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La Grotta di Catoj (foto di Gianmario Grasso)

Scopo di realizzazione del manufatto, forse in connessione con le costruzioni, ora abbandonate, che si trovano a pochi metri dall’ingresso della cavità o con la strada che le passa accanto, fu quello di captare l’acqua proveniente dalla collina sovrastante. Non si può escludere che, viste le dimensioni e la vicinanza delle abitazioni, la cavità sia stata utilizzata anche come rifugio temporaneo, ma l’assenza di tracce lasciate da tale frequentazione ne esclude sicuramente un uso continuativo in tal senso.
Un’altra cavità, lunga poco più di 70 metri, nota come La Grutta, interamente scavata nella roccia e rivestita artificialmente in pietra a secco solo per un brevissimo tratto iniziale, si apre all’interno di una cantina di una casa, ora abbandonata, in località Lignera, a una quota di 475 m slm. Morfologicamente è pressoché rettilinea, con una debole, ma costante, pendenza a salire verso il fondo. Le evidenze riscontrate lasciano trasparire anche in questo caso una funzione di opera captante, probabilmente connessa all’abitazione all’interno della quale si apre l’ingresso. Poco misteriosa anche la più piccola delle quattro cavità (appena 12 metri di sviluppo) e da noi ribattezzata Sorgente di Borgovecchio, in quanto realizzata per raggiungere una vena d’acqua che sgorga direttamente dalla roccia. Al suo interno, nella parte più interna, sono stati costruiti due diaframmi che vanno a formare una vasca di calma ed una vasca di presa.
Ultimo manufatto indagato è la Galleria di Borgovecchio. Il suo imbocco superiore si apre a poca distanza dall’omonima sorgente, a una quota di 460 m slm e permette di accedere ad una galleria, in debole pendenza, pressoché rettilinea, lunga circa 60 metri e rivestita con muri e volta ad arco ribassato in pietra a secco, ad esclusione del tratto terminale del soffitto, costituito invece da lastre in pietra, posizionate orizzontalmente. La sua funzione potrebbe essere assimilata ad una galleria drenante. Essa, infatti, non solo incanala le acque provenienti dal rio a monte, ma presenta lungo il suo percorso dei piccoli condotti laterali che raccolgono le acque dai campi sovrastanti. Tutta la galleria, se si escludono un piccolo cedimento laterale della stessa ed il crollo di una delle lastre di copertura della parte terminale, è in ottimo stato di conservazione.
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Il Castello di Saliceto (foto di Gianmario Grasso)

Per quanto riguarda il Castello, edificato tra i secoli XII-XIII ed effettivamente trasformato e ristrutturato più volte nel corso dei secoli successivi, sono stati invece svolti alcuni sopralluoghi, al fine di accertare la presenza di passaggi o ambienti nascosti. Grazie alla Protezione Civile di Saliceto ed in collaborazione con il Te.S.E.S di Vercelli, è stato possibile anche penetrare all’interno del pozzo e della cisterna, ma anche queste operazioni non hanno fatto altro che confermare, insieme alle semplici ragioni tecniche note fin dall’inizio, che dal loro interno non si accede assolutamente ad altri ambienti.
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Nulla quindi indica che i siti indagati possano essere messi in relazione con cavalieri templari, saraceni, tombe o antichi riti. L’unico tesoro che evidentemente nascondevano era quello chiamato acqua. Un tesoro importante che gli antichi abitanti del luogo hanno saputo proteggere con opere tali da arrivare fino a noi. L’ esperienza di Saliceto è stata quindi importante, non solo perché ci ha permesso di approfondire la conoscenza di un territorio e di monumenti che meritano di essere visitati e valorizzati, ma anche per riflettere, ancora una volta, sull’importanza delle risorse idriche e quanto lo studio delle cavità artificiali possa contribuire alla loro salvaguardia.

Il Gruppo Speleologico Savonese ringrazia l’Amministrazione Comunale di Saliceto e in particolare il Sindaco Enrico Pregliasco per la piacevole collaborazione svolta e la popolazione tutta di Saliceto per l’altrettanto piacevole compagnia durante lo svolgersi dell’indagine, in particolare Patrizia Ponteprino e Marina Zia.

Questo testo rappresenta la versione riassunta e incompleta dell’indagine pubblicata sul Bollettino “Stalattiti e Stalagmiti” relativo all’attività svolta dal GSS nel 2011.


In caso di riproduzione, anche parziale, si prega di citare la fonte (Gruppo Speleologico Savonese DLF).

Ultimo aggiornamento: 17/04/2025
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